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Soldato Semplice - Recensione

03/04/2015 | Recensioni |
Soldato Semplice - Recensione

Dal palcoscenico di Zelig direttamente al cinema nelle vesti di regista e protagonista, il comico Paolo Cevoli si mette alla prova in una commedia dall’ambientazione particolare, regalandoci una pellicola semplice, genuina, senza troppi fronzoli, ambientata durante la Prima Guerra Mondiale, che si riduce però solamente a mero sfondo per raccontare una storia corale e di squadra, tra dialetti e idee diverse.

È il 1917. Il maestro elementare Gino Montanari (Paolo Cevoli), detto il Patacca, si arruola nell'esercito italiano che combatte gli austriaci. È un caporale e maestro insolito: ateo, scapolo incorreggibile e pacifista. A causa delle sue idee e dei suoi comportamenti libertini, viene costretto dal preside ad arruolarsi volontario al fronte nonostante abbia da tempo superato l'età della leva obbligatoria. Viene destinato ad un piccolo avamposto in Valtellina come eliografista per trasmettere segnali morse con la luce del sole. Ad essere partecipi delle sue avventure, un cattivo sergente ed un gruppetto di soldati provenienti da varie regioni d'Italia, fra cui Aniello (Antonio Orefice) detto 'O Scugnizzo, di Capri, che vede in Gino la figura paterna mai conosciuta.

Sono proprio i rapporti umani fra commilitoni di varie età, tipologie fisiche, regioni e dialetti diversi a dar vita al clima brioso e comico della pellicola. È infatti questo lo stratagemma usato da Cevoli per raccontare la Grande Guerra nel centenario dello scoppio, nel modo in cui è da sempre abituato: tra battute e genuinità romagnola… e non solo.

Nonostante la comicità però, al centro della vicenda ci sono i protagonisti Gino e Aniello. Il più giovane, classe ’99 è un ragazzo tutto casa, Chiesa e patria, mentre il maestro è un poco di buono, pacifista e donnaiolo. Sul territorio di guerra si ritrovano ad affrontare il nemico e diventano così le due facce della stessa medaglia.

Imparandosi a conoscere, il rapporto fra loro si tramuta in qualcosa di fraterno ed anzi, un po’ come se fossero il padre e il figlio che entrambi non hanno mai avuto: Aniello ha modo di crescere e diventare adulto, con accanto quello che per lui diventa un eroe, essendo volontario e Gino può sperimentare ed apprezzare l’idea di tenere e preoccuparsi per qualcuno.

L’intento di Cevoli sarà stato però quello di creare una pellicola seria, ma inutile negarlo, la comicità gli viene meglio e così per sdrammatizzare il tutto, ecco accontentati i suoi fan. La guerra infatti, in Soldato semplice, passa quasi subito in secondo piano, ponendo nelle prime file direttamente la coppia maestro-ragazzo, che fa da apripista al resto dei commilitoni: ognuno con la propria caratteristica, riesce infatti a rimanere impresso, creando così un buon film dal punto di vista corale.

La forza infatti, sta tutta nel cast, per una pellicola che con la sua semplicità riesce a divertire ed emozionare e poco importa se la sceneggiatura è un po’ esile, sono le interpretazioni a dare vita a questo piacevole leggero dramedy storico.

Alice Bianco

 


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